Sinossi
Nell’Archivio di Stato di Genova è conservato il manoscritto del catasto della Podesteria di Sestri Levante, redatto nella seconda metà del sec. XV, ai fini della riscossione dell’imposta fondiaria denominata avaria o gabella possessionum. Si tratta, come avremo modo di vedere, di un documento di grandissimo interesse per la storia della Riviera Orientale nel Quattrocento.
Gli estimi o catasti sono fonti molto ricche di notizie ma si presentano disseminate di insidie e perciò da utilizzarsi con estrema cautela. I pregi sono costituiti sostanzialmente dal fatto che essi sono in grado di fornirci, per un determinato territorio e con riferimento ad una generalità di contribuenti, i dati riguardanti la proprietà terriera, la composizione delle famiglie, gli ordinamenti colturali, la toponimia e l’antroponimia, l’appoderamento e molti altri dati sui caratteri della vita urbana e rurale. I difetti derivano, soprattutto, dalla loro natura di strumenti ideati per motivi fiscali. Le descrizioni dei possessi sono fondate per lo più su dichiarazioni provenienti dai contribuenti; non sempre le intestazioni delle partite catastali risultanti dai registri degli estimi sono aggiornate, poiché sin da allora le mancate o ritardate volture sono state uno dei modi più semplici per sottrarsi temporaneamente al gravame tributario; manca il titolo del possesso, poiché al fisco non interessava se una data terra fosse posseduta a titolo di proprietà o di altro diritto reale o di godimento, in quanto l’obbligazione tributaria era posta comunque a carico dei percettori della rendita; non figurano censite le proprietà degli enti ecclesiastici e degli enti morali, nonché i beni posseduti dalle famiglie esentate dal tributo. Di qui, la necessità di cercare di correggere o diminuire la portata dei limiti intrinseci delle fonti catastali mediante l’uso incrociato delle fonti, utilizzando, dove possibile, anche gli atti di compravendita, gli statuti e in genere tutte quelle altre fonti che consentano di completare il quadro d’insieme.